Continuiamo con le sintesi del Convegno diocesano. Ieri si è tenuto il secondo incontro e questa sera 13 Febbraio si terrà l’incontro conclusivo.
Se il momento di preghiera iniziale della seconda serata è stato tutto dedicato alla vita consacrata, con una contemplazione del mistero della presentazione di Gesù al Tempio, la relazione è stata tutta dedicata alla famiglia.
Il Vescovo emerito di Cagliari, mons. Mani ha proposto una bella riflessione sul metodo adottato da Papa Bergoglio per preparare e per celebrare l’ultimo sinodo sulla famiglia.
Una lunghissima fase preparatoria in cui si sono confrontati tutti i cardinali e, come fu ai tempi del Concilio Vaticano II, anche tutte le Chiese della terra, tramite un questionario che è servito ad ascoltare tutte le criticità, le ricchezze e soprattutto le sensibilità. Il materiale raccolto è confluito poi in un documento preparatorio su cui hanno lavorato i vescovi riuniti a Roma e anche alcuni laici e famiglie invitate dal Papa.
“Parlate, confrontatevi liberamente con franchezza” ha chiesto il Papa ai padri sinodali. La stampa “per far titoli” ha diviso i padri in “conservatori” (coloro che difenderebbero l’ortodossia della Chiesa, quelli che per intenderci sarebbero contrari alla comunione ai divorziati risposati ) e “progressisti” (quelli aperti ai cambiamenti del mondo, che sarebbero anche disposti a celebrare matrimoni gay), ma la realtà è stata un’altra.
Come fu durante il rinnovamento conciliare, con Francesco sta di nuovo cambiando l’approccio della Chiesa ai problemi del mondo: durante il concilio i “perfidi ebrei” divennero i nostri fratelli maggiori, gli “ortodossi scismatici” i nostri “venerati fratelli delle Chiese separate”…oggi i “separati risposati” devono diventare uomini e donne che hanno formato una famiglia, che sono fedeli l’un l’altro, che spesso hanno dei figli che educano nella fede e che hanno una ferita di cui si dolgono, un matrimonio ferito alle spalle. Non si tratta di cambiare solo le parole, che pure sono importanti ma si tratta di cambiare approccio, sensibilità.
Questo porterà alla comunione ai separati? Non è facile saperlo perché noi abbiamo una visione parziale,mentre la chiesa deve legiferare per tutta la terra e “una cosa è la famiglia a Gallipoli, una cosa è la famiglia in America o in Africa”, le Chiese, i fedeli devono pregare e partecipare alle decisioni sinodali facendo sentire la loro voce il loro punto di vista senza chiedersi più di tanto il perché. Non sta a noi sapere perché concedere o meno la comunione a qualcuno, ma sta a noi dire “concederemmo i Sacramenti a questa persona” oppure “non concederemmo i sacramenti a questa persona, che si trova a vivere questa situazione…”, poi dovremmo chiedere ai teologi il perché di questa sensibilità e poi dovremmo sempre rimetterci alle decisioni del Santo Padre.
Non è un caso che il primo sinodo di Francesco sia stato sulla famiglia: In questo è in perfetta continuità con l’opera di Giovanni Paolo II che fu il primo a beatificare una coppia di coniugi, perché le famiglie avessero dei punti di riferimento, dei modelli da seguire.
A questo proposito Mons. Mani che all’epoca era vescovo ausiliare per le famiglie di Roma ha raccontato curiosi aneddoti e i retroscena della Beatificazione dei coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, beatificati insieme come coppia, perché si erano santificati insieme. Ha raccontato di simpatici siparietti fra lui e Papa Wojtyla sulla necessità di beatificare una coppia, e sulla necessità di beatificarla con un solo miracolo, perché si portavano all’altare due persone diverse, ma in un’unica realtà, una famiglia, che dal proprio essere famiglia faceva scaturire la santità:
“Non si sono fatti santi scimmiottando i preti o le suore, si sono fatti santi facendo i coniugi, papà e mamma!”
A proposito di sposi non perdetevi lo speciale “San Valentino”