CONVEGNO DIOCESANO. Sintesi della terza ed ultima serata.

Diciamoci la verità, il Vangelo è brutto! Il Vangelo letto è bruttissimo! Dice cose incomprensibili… Il Vangelo non va letto, va vissuto: E’ Fatto per essere vissuto, non letto!

 

 

Inizio shock per la serata conclusiva del Convegno diocesano, con queste parole Mons. Mani ha introdotto il tema della Croce che è via per la Gioia vera.

Nel Vangelo è scritto “beati i poveri, beati i perseguitati, beati gli afflitti…”

Come si fa a leggere e a predicare questo? Non si possono dire queste cose a chi è nel dolore, nell’afflizione, nella persecuzione. Queste beatitudini vanno vissute, testimoniate. Il Vangelo vissuto è bellissimo, di una bellezza che rapisce che conquista, le prediche, invece, non le vuole sentire nessuno.

Francesco nella Evangelii Gaudium scrive:

“Il Vangelo, dove risplende gloriosa la Croce di Cristo, invita con insistenza alla gioia.”

L’invito è alla Gioia, ma al centro luminosa è la Croce. La Gioia non può essere sempre uguale dappertutto, in tutte le età e in tutte le situazioni. La gioia è qualcosa che si adatta, che muta a seconda delle circostanze: in un lutto, nella sofferenza, nella tribolazione, la gioia cristiana non viene meno, rimane come raggio di speranza che viene dalla certezza di essere infinitamente amati da Dio.

La croce è una verità per ogni uomo, senza la morte non può esserci la vita: senza la notte non vi è il giorno, senza l’inverno non vi è l’estate, se i figli non lasciano i genitori (se la suocera non crepa!) non vi sarà una nuova famiglia.

Il passaggio dalla Morte alla Vita: questo chiamiamo Croce!

Ciò che non è segnato dalla croce, non è cristiano (come gli obelischi egizi di Roma, cristianizzati dai papi con una croce sulla sommità).

“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,18-24)

Non è un caso se il segno dell’amore preferenziale di Cristo, il suo regalo più grande, sono le stimmate!

La croce va portata, ma come si porta la croce?

Ci sono tre passaggi, per imparare a portare la Croce:

1. INDIVIDUARE BENE LA CROCE: malanni, acciacchi, difficoltà, problemi, situazioni complicate…sono croci, vanno identificate!

2. IDENTIFICARE LA CROCE: Come fece Sant’Elena nella leggenda, dobbiamo capire che quella è la croce di Cristo, perché quando Gesù portò la croce, si identificò con tutti quelli che nella storia l’hanno portata. Solo se identifico la Croce posso crescere, posso amarla, abbracciarla, posso lasciarmi salvare.

3. ESALTARE LA CROCE: Esalto, amo, lodo la Croce e qualche grande Santo arriva a chiederla la croce.

Si porta la croce, ma con le armonie della Pasqua, è come i dolori del parto: dolore e gioia insieme.

L'invenzione della Croce. L'imperatrice Elena a Gerusalemme, sul Golgota individua la vera Croce, facendo avvicinare alle tre croci rinvenute, un infermo, che guarisce solo passando vicino alla Croce di Cristo.

L’invenzione della Croce. L’imperatrice Elena a Gerusalemme, sul Golgota individua la vera Croce, facendo avvicinare alle tre croci rinvenute, un infermo, che guarisce solo passando vicino alla Croce di Cristo.

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