Per chi si fosse perso il primo appuntamento del Convegno diocesano pubblichiamo un breve resoconto della prima serata a cura di Fratello Luca Giannuzzi di Servi del Cenacolo.
La Diocesi di Nardò-Gallipoli celebra in questi giorni il suo Convegno Pastorale dal titolo “una Chiesa in uscita”, delineando sistematicamente le prospettive ecclesiologiche dell’insegnamento di Papa Francesco.
Il relatore S.E. Mons. Giuseppe Mani, arcivescovo emerito di Cagliari, già rettore del seminario romano, amico personale e collaboratore di San Giovanni Paolo II, ha esordito con una carrellata di volti che la Chiesa ha assunto nell’ultimo secolo:
Possiamo parlare a ragione della Chiesa di Francesco, perché possiamo parlare del volto della Chiesa di Pio XII (Bianco Padre che da Roma, ci sei meta luce e guida, su ciascun di noi confida…un esercito all’altar)…e davvero eravamo un esercito, ci inquadravano fin da piccoli ed eravamo tantissimi, serviva un esercito per lottare contro le dittature, contro il nazismo, il fascismo, il comunismo.Poi abbiamo avuto la Chiesa di Giovanni XXIII, la chiesa del Rinnovamento conciliare…Poi il Grande Paolo VI che il rinnovamento ha guidato concludendo il Vaticano II, poi c’è stata la Chiesa dell’Evangelizzazione di Giovanni Paolo II, il Papa che è arrivato in capo al mondo per portare il Vangelo, il papa delle Giornate della Gioventù, il Papa del grande Giubileo del 2000, e dopo questo fermento c’è stata la Chiesa di Benedetto XVI, che ha messo ordine, puntando l’attenzione sulla Verità, la Chiesa travolta dagli scandali e ammirata dell’umiltà di chi davanti a Dio e alla sua coscienza ha deciso di “lasciare”.
Poi c’è stato un “buonasera” e lì è cambiato tutto, abbiamo voltato pagina, siamo ad oggi, ad una Chiesa in uscita.
Mons. Mani ci ha presentato la Chiesa come Sposa di Cristo, in tutte le Sue sfaccettature, tratteggiando, soprattutto, le varie peculiarità del volto attuale della Chiesa: quello, appunto, di una Chiesa “in uscita”.
Ma che cosa intendiamo per “Chiesa in uscita”? Ovviamente parliamo di una Chiesa che annuncia, che evangelizza le “periferie” lasciandosi, a sua volta, evangelizzare da quest’ultime, una Chiesa che non è autoreferenziale o ripiegata su se stessa, che non cerca la propria gloria, bensì quella di Dio. Il relatore ha così evidenziato un aspetto molto rilevante della dottrina di Papa Francesco, il quale ha ridefinito più di ogni altro il concetto di amore per il prossimo come un impegno quotidiano, una dedizione costante e tenace, lontana dall’ostentazione e dall’urgenza dell’impulso. Ciò che contraddistingue Papa Francesco è proprio questa cura e questo amore disinteressato nei riguardi dei poveri, soprattutto di coloro che sono abbandonati negli angoli più reconditi del mondo. Tutto ciò ha anche una dimensione trascendente. Dobbiamo, dunque, dare un’assoluta priorità “all’uscita da se” per andare incontro al fratello. Siamo chiamati ad essere strumenti di Dio per la promozione del prossimo, in modo particolare dei più poveri tra i poveri: questo è l’insegnamento più grande e più bello di Papa Francesco.