SETTIMANA DELLA FEDE…Appunti della seconda serata

Pubblichiamo senza rigurdarli gli appunti della catechesi di mons. Benigno Papa arcivescovo emerito di Taranto.

La Quaresima da sempre è il momento in cui si fa memoria del nostro battesimo. Anticamente solo a Pasqua si celebravano i battesimi. A pasqua ripetiamo le nostre promesse battesimali.

Il battesimo è l’incipit, l’inizio della nostra vita cristiana.

Non c’è modo migliore per ringraziare Dio per il dono del nostro battesimo se non ripetendo con san Pietro: “Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva,  per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce.”

Siamo stati rigenerati per una speranza viva, la nostra vita cristiana che incomincia dal Battesimo è una vita di speranza, un dono che Dio riserva per noi.

Nell’incipit della nostra vita cristiana è già indicata la nostra destinazione, l’eredità di Dio, un capitale che non subisce inflazione, che non marcisce e non si corrompe, un capitale che dio ha riservato e conserva per noi.

Il Battesimo è un evento che comincia nel tempo, ma il cui scopo è comunicarci qualcosa che sfocia nella Gloria, nell’eternità.

Viene comunicato a ciascun battezzato lo Spirito Santo, lo Spirito di Dio, di Gesù. Noi diventiamo creatura nuova, siamo adottati da Dio come suoi Figli, non per meritò dell’uomo, ma per esclusiva grazia di Dio.

Quando Gesù venne battezzato, si udì dal cielo una voce “tu sei mio Figlio, in te ho posto il mio compiacimento.” Anche nel nostro battesimo succede qualcosa di analogo, nel momento del battesimo anche noi siamo chiamati figli!

Figli di Dio, nel figlio di Dio per eccellenza che è Gesù.

La prima cosa che il sacerdote chiede nel rito del Battesimo è: “Che nome date al vostro bambino?”

Il nome è importante, è l’identità, il Signore non chiama un prodotto in serie, chiama una persona.

Con il Battesimo inizia una storia di Santità tutta personale!

La nostra identità ben precisa, indicata dal nome appartiene a colui in cui siamo inseriti, a Gesù!

Il bambino resta figlio dei genitori, ma diviene anche e soprattutto figlio di Dio.

Ora i riti iniziali del Battesimo, terminano con l’ingresso in Chiesa, perché il Battezzato diventa anche membro della comunità cristiana.

Il Cristiano non è mai solo, non può vivere da solo, fin dall’inizio siamo stati uniti a Gesù e agli altri membri della chiesa, sia a quelli che sono viventi qui sulla terra, ma anche a quelli che vivono già in cielo.

Durante il battesimo vengono invocati anche i santi con le litanie, per indicare che ormai la famiglia di quel battezzato è molto più grande, è fratello dei Santi (sia quelli canonizzati, che quelli autentici e non canonizzati!)

Paolo nella lettera ai Galati scrive:

“Fratelli,  tutti voi siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù,  poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.

 Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.”

Abbiamo tutti la stessa dignità, perché siamo tutti battezzati.

Siamo stati rivestiti di Cristo, viene in mente la vestina bianca con cui viene rivestito il battezzato, il bianco è il colore di Dio.

I genitori che portano il figlio al battesimo, compiendo un atto di amore straordinario, quei genitori imparano che amare i propri figli non vuol dire considerarli propria proprietà, ma lasciarli andare sulla loro strada.

I genitori devono lasciar andare i figli, prima a scuola, poi a lavoro, poi in un’altra famiglia … lasciarli andare è amore. Il Battesimo è l’inizio di un viaggio in cui chi ha dato la vita a quel bambino lo lascia andare tante volte perché viva in pienezza.

Prima di celebrare il battesimo c’è l’ascolto della Parola. Poi il celebrante compie un segno di croce sul catecumeno, sulle sue orecchie, perché il cristiano deve mettersi in ascolto della Parola di Dio, perché solo la parola di Dio è capace di dare la vita, può farci rimanere nell’amore di Dio, può plasmare la nostra vita secondo il progetto salvifico di Dio.

Si compie un segno di croce anche sulla bocca del catecumeno, perché la lingua, la bocca, la voce del cristiano deve saper dire parole buone, deve annunciare, deve soprattutto saper lodare Dio.

In virtù del battesimo dobbiamo rendere la nostra vita il più possibile simile alla vita di Gesù.

Paolo nella lettera ai corinzi scrive anche: “E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore.”

La candela accesa significa che il Battezzato è chiamato a diventare luce per il mondo, e può diventare luce nella misura in cui si lascia illuminare dalla luce e dalla parola, dall’esempio di Gesù.

Gesù nel Vangelo di Matteo dice: “Voi siete la luce del mondo” Siamo missionari perché siamo battezzati!

Paolo VI nella Evangeli nuntiandi scriveva che tutta la chiesa è missionaria, ma ciascuno in virtù della sua vocazione specifica. Francesco, va oltre e pone un accento differente, dice che ciascun battezzato, in virtu del suo battesimo è missionario.

La prima cosa che dobbiamo fare è quindi, la riscoperta del nostro Battesimo. Non possiamo essere Chiesa feconda, senza la riscoperta del nostro battesimo.

 

Quando sono entrato a 17 anni era il 1952, nel convento di Alessano per essere cappuccino, il padre maestro mi disse: non sarai più Luigi, ma ti chiamerai Benigno.

Era 10 anni prima del Concilio, si credeva che la vita iniziasse con la vita consacrata e quindi il nome del Battesimo, scelto dai mie genitori non serviva, non era importante.

Dopo il concilio mi diedero la facoltà di riprendere il mio nome di battesimo, ma ormai mi ero abituato al nuovo nome e lo tenni.

Oggi sappiamo che la vita consacrata non è una nuova vita, ma un prolungamento della vita di grazia che è iniziata col Battesimo.

Le vocazioni di speciale consacrazione sono certamente un ulteriore espressione dell’amore di Dio.

Il giovane ricco chiese “Maestro cosa devo fare per ottenere la vita eterna”, Gesù gli rispose di osservare i comandamenti e lui “Queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza” e Gesù, fissatolo lo amò!

Gesù gli disse “non ti manca niente, anzi hai troppo, vendi quello che hai…”

Ogni scelta espressione dell’amore di Dio chiede sempre una rinuncia: “Lascia la tua terra, la casa di tuo padre… lascia”

Molti sono i carismi, molteplici i doni di Dio con cui lo Spirito adorna la sua Chiesa, la sua Sposa. È fondamentale la fedeltà al carisma specifico una volta che si è individuato.

La Gaudium et Spes al numero 38 parla della vita consacrata come Profezia “Essi con lo spirito delle beatitudini indicano al mondo che il mondo ha bisogno di prendere sul serio il vangelo”

La vita religiosa è un segno della chiesa, perché manifesta la vita nuova portata da Gesù e indica la vita nuova a cui siamo destinati, indica la dimensione escatologica, la definitività del nostro cammino di cristiani.

La vita battesimale ci fa capire che il nostro rapporto con Gesù non è un rapporto giuridico, ma è un rapporto vitale. Gesù per noi non è un vago ideale a seguire, non è un legislatore, ma Gesù per noi è una persona con cui vivere, una persona che ci ama e che possiamo amare.

Dobbiamo mantenere vivo questo rapporto, dobbiamo conservare vivo questo rapporto se vogliamo essere felici.

La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si lasciano illuminare da Gesù.

Allora il Signore ci chiamerà e dirà: “Vieni servo buono e fedele” che hai vissuto il tuo Vangelo “vieni ed entra nella gioia del tuo Signore!”

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